- Perché Astolfo longobardo
- D'una lepre ebbe contesa
- Con l'abate Sighinulfo,
- Qual de' due l'avesse presa:
- Onde il re venuto in ira
- Trasse in faccia al santo abate
- Una mazza, e tutte gli ebbe
- Le mascelle sgretolate.
- Gran ricordi, e, come a seggio
- Di marchese, a Lucca grati.
- Pure Avane ed i suoi boschi
- Noi vogliam che vi sian dati.
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| - Brutto borgo è Buti: a valle
- Tra le rocce grige e ignude
- Il Riomagno brontolando
- Va di Bientina al palude.
- Ma su alto oh come belli
- D'ubertà ridono i clivi,
- Ma su alto oh come lieti
- Ne l'april svarian gli ulivi!
- Bacchian li uomini le rame,
- Le fanciulle fan corona,
- E di canti la collina
- E di canti il pian risona,
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- Mentre pregni d'abondanza
- Ispumeggiano i frantoi
- Scricchiolando. Il ricco Buti
- Noi cediam, pisani, a voi.
- Ma d'Asciano in van pensate:
- Quando a voi lo conquistammo,
- Su le torri del castello
- Quattro specchi ci murammo,
- A ciò che le vostre donne,
- Quando uscite a dameggiare,
- Negli specchi dei lucchesi
- Le si possan vagheggiare.
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| - E qui surse tra i lucchesi
- Uno sconcio suon di risa.
- A i pugnali sotto i panni
- Miser mano quei di Pisa.
- Ma Banduccio di Buonconte
- Con un cenno di comando
- Frenò l'ire, e, su i lucchesi
- Fieramente riguardando,
- – Otto giorni – disse, e tese
- Contro Lucca avea le mani,
- - E vedrete quali specchi
- Han le donne de i pisani! –
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- Sette giorni: e a Pisa, in ponte,
- Tra gli albor crepuscolari,
- Era accesa una candela
- Di sol dodici denari.
- Stava presso la candela,
- Tremolante nel bagliore,
- Co' pennoni del comune
- A cavallo un banditore.
- E sonava a più riprese
- De la tromba, e urlava forte:
- – Viva il popolo di Pisa
- A la vita ed a la morte!-
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| - Cittadini di palagio,
- Mercatanti e buoni artieri;
- E voi conti di Maremma
- Da i selvatici manieri;
- Voi di Corsica visconti,
- Voi marchesi de' confini;
- Voi che re siete in Sardegna
- Ed in Pisa cittadini;
- Voi che in volta dal levante
- Mainaste or or la vela:
- Pria che arrossi la Verruca
- E si spenga la candela,
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- Fuori porta del Parlascio,
- Su, correte arditamente!
- Su, su, popolo di Pisa,
- Cavalieri e buona gente!
- Fuori porta del Parlascio,
- Con gran cuore, a lancia e spada!
- Uguccion de la Faggiola
- Messo ha in punto la masnada.
- Tutto ferro l'ampio busto,
- Ed il grande capo ignudo,
- Sta su 'l grande caval bianco
- E imbracciato ha il grande scudo,
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| - Che ben quattro partigiane
- Regge, e, come fosser ceci,
- De' lucchesi i verrettoni
- Regge infitti a dieci a dieci. –
- E la gente accorre armata.
- Va co 'l sole di novembre,
- Va per grige irsute stoppie
- Va per languidi oliveti,.
- Va per vigne dispogliate
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- Forte odora per le ville
- La vendemmia già matura:
- Ahi, quest'anno san Martino
- Dà la mala svinatura!
- O lucchesi, il vostro santo
- Non è più, mi par, con voi.
- Il pisan cacciasi avanti
- Contadini e carri e buoi,
- E battendo ed uccidendo
- Corre il misero paese;
- Fugge innanzi a quella furia,
- Fugge il popolo lucchese.
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| - Così giunge a San Friano
- La feroce cavalcata.
- Lucca dietro le sue torri
- Téme l'ultima giornata.
- I pisani oltre le mura
- Gittan faci e verrettoni.
- – Togli su, pantera druda,
- Togli su questi bocconi.
- Tali specchi, o Lucca bella,
- Pisa manda a le tue donne. –
- E rizzaron su la porta
- Due lunghissime colonne;
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